COSTRUIRE MACCHINE NEL DOPOGUERRA

PREAMBOLO / PREMESSA:

  • Sinonimo di meccanica nel ’50 = Germania
  • Sinonimo di meccanico nel ’50 = Tedesco

Nell’immediato dopoguerra iniziò la corsa al “FARE”.

Iniziò la nascita di innumerevoli piccole e piccolissime attività produttive che divennero nel tempo, le piccole – medie imprese negli anni successivi e che fecero GRANDE L’ITALIA negli anni ’70 – ’80.

La maggior parte delle Persone che intrapresero queste attività non avevano nessun titolo di studio se non alcuni anni (ovvero poche ore) trascorsi nella scuola primaria dove, a quei tempi, venivano insegnate le basi della lingua italiana e poco più.

Tutto il Loro sapere veniva “RUBATO” dalle esperienze di lavoro e di vita e dalla VOLONTA’ che ognuno di Loro aveva nel giungere ai primi posti nella gara del progresso produttivo!

Mio Padre, classe ’22, è nato in un periodo buio della storia, offuscato dalla fine della “Grande Guerra” e dall’inizio della Seconda Mondiale.

Mi raccontava che erano anni difficili e duri … mi raccontava della “FAME”, del “FREDDO” e mi raccontava della sua grande Passione per la MECCANICA.

Iniziò a lavorare a DODICI anni in una fabbrica del paese come “piccolo” (l’apprendistato? … non esisteva … ammortizzatori sociali? neanche) e, nel tempo, rubando il mestiere … guardando l’operato dei più esperti lavoratori… divenne attrezzista e aggiustatore nel settore meccanico.

Alla chiamata alle armi (militare – all’ora era obbligatorio) fu assegnato al reparto CARRISTI (carri armati).

La Sua voglia di ricerca e conoscenza era inesauribile … implacabile…  e non poteva capitare in un reparto migliore.

La meccanica con cui erano costruiti i carri armati e soprattutto i comandi oleodinamici che movimentavano la torretta girevole ed il cannone lo affascinavano ….

Il motore non era una gran cosa per Lui ma … la facilità con cui era possibile manovrare la massa enorme e pesante della torretta del cannone con semplici e leggeri movimenti delle leve di comando, lo catturò senza scampo ed oltre ogni limite.

Mi raccontava che, di notte, smontava e rimontava i vari gruppi oleodinamici dei carri per capire il “PERCHE’..

Fu così che comprese la grande supremazia delle armi avversarie.

Diceva che i nostri carri erano delle scatole di sardine paragonati ai carri tedeschi … figuriamoci in battaglia …

Così facendo, imparò le basi di funzionamento dei vari gruppi che componevano un impianto oleodinamico : la centralina, i distributori, i cilindri ….

Al termine della guerra, trascorsa prima come regolare carrista e poi come PARTIGIANO e dopo un periodo transitorio di riflessione, iniziò con molta lungimiranza quello che sarebbe stato il lavoro della SUA VITA ed per lunga parte MIA : LA COSTRUZIONE DI MACCHINE E AUTOMAZIONI OLEODINAMICHE PER L’INDUSTRIA MANIFATTURIERA.

Era il 1949, e tutto era da RIFARE e da FARE!

Da subito costruì macchine molto solide e innovative, con tecniche meccaniche e sistemi che contribuirono al cambiamento e all’evoluzione del lavoro manuale.

Per anni continuò ad interessarsi della meccanica Tedesca fino a superarla, stravolgendo, nel settore, quello che era il podio incontrastato dei concorrenti d’oltralpe, lasciando una lunga scia molto profonda di testimonianze ancora visibili.

Il basamento o baty, come era uso chiamare la parte di sostegno della macchina (telaio), era una unica colata di Ghisa ed è ancora oggi, un pezzo di meccanica straordinario, unico e indistruttibile!

Era solito dirmi :

VOGLIO LASCIARE QUALCOSA CHE MI RICORDI, QUANDO NON CI SARO’ PIU’ :   ECCO FATTO!! “

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